venerdì 11 dicembre 2009

La Rinascente vende ANCORA morte


Nella primavera del 2007, dopo tre anni di intensa campagna, i grandi magazzini La Rinascente avevano chiamato a colloquio alcuni attivisti di AIP e in seguito firmato un impegno per una politica aziendale fur-free. L’impegno da parte di Rinascente era quello di arrivare ad una piena attuazione di tale politica alla fine dei saldi autunno-inverno 2008/09, con data ultima del 31 gennaio 2009.

Anche se sono stati chiusi i reparti pellicceria di Dellera presenti nei grandi magazzini di Milano e Roma e anche se le collezioni dei marchi Rinascente sono fur-free, e questo è già di per sé un ottimo risultato, nel mese di settembre 2009 ci siamo trovati purtroppo a verificare la presenza di capi con inserti di pelliccia all’interno di tutti i punti vendita La Rinascente in Italia.
Questi capi sono presenti all’interno di quelli che vengono chiamati “corner”, cioè aziende che fanno acquisti per conto proprio e vendono in loro spazi all’interno dei grandi magazzini.

Da nostre comunicazioni all’azienda e da proteste scaturite di fronte a questa loro inadempienza della politica fur-free abbiamo immediatamente ottenuto un colloquio con alcuni responsabili, con cui abbiamo avuto modo di capire e mettere in chiaro come vediamo noi la situazione.

La dirigenza di Rinascente già prima di questo nostro incontro avuto nei primi giorni di ottobre ha fatto rimuovere dai corner quasi immediatamente tutti i capi in pelliccia di animali come visone, procione e volpe, ma non quelli di coniglio o lapin, che ancora si trovano in vendita nei loro punti vendita.
Secondo loro gli accordi presi nel 2007 prevedevano che l’azienda continuasse ad avere in vendita capi in pelliccia provenienti da quella che loro chiamano “catena alimentare”, come il coniglio, anche se in realtà come abbiamo spiegato più volte a loro e ad altri non si ha nessuna certezza che una pelle di coniglio provenga da un macello e non da un animale ucciso apposta per la sua pelliccia.

Ci chiediamo e abbiamo chiesto loro come si possano considerare fur-free, cioè liberi da pelliccia, continuando a vendere quella che di fatto è una pelliccia, provenga o meno da catena alimentare.
Nelle loro stesse parole il loro impegno era quello di “eliminare totalmente dai propri magazzini i prodotti derivanti dall’industria della pelliccia” (dalla dichiarazione pubblica datata 11 maggio 2007) e di “estendere tale regola anche ai nostri partners commerciali che operano direttamente nei 14 negozi Rinascente in Italia (...) ed arrivare, come già indicato, entro la fine dei saldi autunno/ inverno 2008/2009, ad eliminare dai propri magazzini i prodotti che non rispettino i principi etici adottati” (da una lettera speditaci in data 9 ottobre 2008). Ora, come non considerare la pelliccia di coniglio parte dell’industria della pelliccia?

Inoltre come giustifica la sig.ra Ferreri, responsabile comunicazione dell’azienda, ciò che ha dichiarato in una intervista al magazine “Affari Italiani”, cioè di non usare “peli di animali”? Forse la pelliccia di coniglio non è il pelo di un animale?

“(...) Come farete con i prodotti dei vostri brand, farete delle verifiche? Diciamo che noi produciamo davvero molto poco, la nostra linea privata si è ridotta e quindi acquistiamo quasi tutto dai brand. A loro, al momento dell’acquisto, faremo firmare degli impegni affinché non vengano utilizzati peli di animali. Ci impegniamo a fare questo” (fonte)


http://www.larinascente-vendemorte.net/



protesta Aip del 5 Dicembre 2009

Nessun commento: